Birmania – the Golden Land

Se penso alla Birmania il primo colore che mi viene in mente è il rosso.

Un rosso corposo, denso, vitale che vedo ondeggiare intorno a piedi scalzi che calpestano strade polverose.

E’ il rosso delle tonache che avvolgono i monaci buddisti.

Le distese dolci attraversate dai fiumi ornate di alberi e di stupa si allontanano poco a poco ma restano nel cuore.

Nel moltiplicarsi delle forme resta l’espressione della Vita Una.

Ogni luogo Ogni tempo é Centro.

L’anima lo sa e sorride in silenzio.

Sono tornato da poco dal nostro viaggio in Birmania e mi accingo finalmente a scrivere le impressioni di questo, che forse fra tutti i viaggi fatti nel continente asiatico, è il più bello. Quello che mi ha colpito di più è stata la gente, semplice, mite, rassegnata ma sempre sorridente. E da ridere c’è ben poco.

Yangon, capitale abbastanza caotica, è molto diversa dal resto del Myanmar dove i ritmi di vita sono “a passo d’uomo”.

Le persone ti salutano e ti guardano come se già il tuo passaggio fosse per loro un dono; quando si entra in contatto con loro scopri la semplicità, la dolcezza e la disponibilità che hanno nei tuoi confronti.

Per vedere i veri monaci, coloro che si alzano all’alba e, girando di casa in casa, ricevono il riso, loro unico pasto, occorre andare nelle zone meno turistiche; se rimanete nelle zone turistiche vedrete i monaci venire a chiedere di tutto, compresi i soldi, nonostante la loro religione lo vieti (il turismo cambia ogni usanza).

La natura, i templi o le pagode, il lago, la loro esistenza basata sull’agricoltura e sull’allevamento ci fa tornare indietro nel tempo, a decenni passati, facendoci assaporare una purezza che spero, porteremo nei nostri cuori per molto tempo.

I ricordi che ho dopo il viaggio in Myanmar sono:

donne con i loro cesti in testa, donne e bambini con una crema chiamata tanaka sulle gote del viso che li protegge dal sole e mantiene loro la pelle morbida, bufali che arano con aratri di legno, donne mondine che piantano e raccolgono il riso,bambini che corrono e giocano in mezzo alle strade piene di polvere che salutano quando vedono qualche occidentale, donne e uomini che si lavano i capelli e fanno il bagno nei fiumi, pescatori che puliscono il loro pesce e lo mettono ad essiccare fuori le loro capanne, carri, carretti, biciclette che trasportano ogni cosa, monaci, col loro classico abito arancione, che girano i mercati per raccogliere qualche offerta, famiglie birmane che, nonostante siano molto povere , quando vanno a pregare Buddha, danno in offerta tutto quello che hanno.

Lasciando La Birmania ho sentito tanta tristezza nel cuore; questo paese, chiamato il paese del sorriso, aveva suscitato in me tante emozioni, nonostante mi sembrava di essere fuori dal mondo per mancanza di informazioni, cellulari non attivi, internet quasi tutto censurato.

È uno dei paesi più belli e tranquilli che ho visitato, la gente è molto gentile ospitale ed hanno bisogno del nostro aiuto. Quello che il turista spende andrà un po’ anche al governo, però una parte rimane ai birmani, e con i turisti negli alberghi e ristoranti potranno lavorare di più. La maggioranza dei birmani vuole i turisti.

Il turismo per i birmani è una fonte di reddito oltre ad essere anche un modo per comunicare con il mondo esterno.

Arrivederci Myanmar……Golden Land

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